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Per gli euro-tassi tagli più vicini

di Marco Niada e Beda Romano

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7 ottobre 2008


Si rafforzano le attese per prossimi allentamenti monetari in Europa. Ormai è solo questione di tempo: il rallentamento economico, un calo delle pressioni inflazionistiche, la tempesta finanziaria e la crisi sul mercato interbancario sono tutti fattori che indurranno a breve la Banca centrale europea e la Bank of England a ridurre il costo del denaro.
La Bce ha recentemente aperto la porta a una prossima riduzione del tasso di riferimento (oggi al 4,25%). Il mercato sconta un taglio tra novembre e dicembre, ma nulla impedisce al consiglio direttivo di agire d'anticipo, magari in concomitanza con altre Banche centrali, la Federal Reserve, la Banca d'Inghilterra o la Banca centrale svizzera.
In Gran Bretagna, gli economisti si attendono per giovedì, quando si riunirà il consiglio di politica monetaria della Banca d'Inghilterra, un taglio di almeno un quarto di punto al costo del denaro, oggi al 5 per cento. Ma c'è anche chi ipotizza che l'istituto, guardando al quadro più ampio, a fronte di un deterioramento rapido dell'economia del Paese, con i consumi in caduta libera e un forte prosciugamento del credito, possa essere tentato di procedere a un taglio più consistente e cioè di mezzo punto.
Peraltro, la tensione è grande e da vari fronti politici si è ventilata la possibilità che l'indipendenza della Banca centrale possa essere sospesa, magari per un periodo limitato. I critici sostengono infatti che il governatore Mervyn King stia troppo attento all'andamento dell'inflazione in un periodo di estrema emergenza. L'ipotesi è stata però rinviata seccamente al mittente dal Cancelliere dello scacchiere, Alastair Darling, che ha messo in chiaro come i poteri concessi alla Banca centrale dal Governo nel 1997 per fissare i tassi d'interesse non saranno toccati.
Al di là della Manica, la Bce ha preso atto giovedì scorso di un rallentamento economico più forte del previsto e di una diminuzione delle pressioni inflazionistiche. È evidente che il consiglio direttivo è pronto ad agire. Vuole però collegare la propria decisione di ridurre i tassi d'interesse non semplicemente alla crisi finanziaria, ma all'obiettivo primario dell'istituto monetario: vale a dire garantire la stabilità dei prezzi nella zona euro.
Da Francoforte si trae l'impressione che la riduzione del costo del denaro nei prossimi mesi sarà decisa, più decisa di quanto non sia stata la stretta graduale tra il dicembre del 2005 e il luglio del 2008. In un ipotetico confronto con il passato, l'esperienza dell'inizio del decennio è un buon parametro: tra il settembre del 2001 e il dicembre del 2002, il costo del denaro è sceso dal 4,25 al 2,75%, complici lo scoppio della bolla internet e gli attentati contro gli Stati Uniti.
È però ancora presto per dire se la Bce taglierà di 25 o di 50 punti base. La scelta dipenderà dall'evoluzione sui mercati e soprattutto dalle percezioni dell'impatto che la crisi finanziaria avrà sull'economia reale. In questo momento, ma la situazione muta rapidamente, i banchieri centrali temono di agire troppo aggressivamente per poi trovarsi alle prese con un'economia in recessione e un'inflazione sempre elevata.
James Nixon, economista di Société Générale, si aspetta tre allentamenti monetari di 25 punti base a dicembre, febbraio e aprile. L'analista però ammette che la crisi rende tutto imprevedibile: «Siamo consapevoli che i tagli ai tassi d'interesse potrebbero essere effettuati in anticipo ed essere più aggressivi del previsto. In particolare non possiamo escludere una riduzione del costo del denaro di 50 punti base quando i timori di inflazione saranno finalmente spariti».
Sul mercato interbancario la situazione rimane estremamente tesa; gli scambi nell'ultima settimana si sono ulteriormente rarefatti. Il tasso d'interesse a tre mesi in euro è salito ancora, chiudendo al 5,35%, un nuovo record. Le banche non si fidano della solvibilità delle proprie controparti e tendono a usare la Bce come prestatore di prima istanza: venerdì gli istituti di credito hanno preso in prestito overnight 24,6 miliardi di euro al tasso penalizzante del 5,25 per cento.
Nel contempo, l'istituto monetario è anche deposito: le banche hanno parcheggiato venerdì 38,9 miliardi di euro al 3,25 per cento. Nel frattempo, l'Euribor a un mese è salito al 5,15%, quinto record consecutivo. La Bce è preoccupata dall'assenza di scambi e sta lavorando a interventi tecnici per indurre le banche a tornare a prestarsi denaro. Novità su questo fronte potrebbero arrivare rapidamente.

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